venerdì 14 marzo 2008

Signor Palmerino, è stato un piacere

L'altro giorno ho conosciuto un uomo.
Se ne stava da solo al parco, lanciava parole a chi capitava nella speranza che qualcuno le raccogliesse o semplicemente le accogliesse.
Una vita quasi interamente vissuta, tanti ricordi e tanta voglia di raccontarli.
Quel giorno accolsi io le sue parole, lui mi aprì il suo mondo.
"Io porto fortuna! Me lo ha detto il papa. Nacqui la domenica delle palme e mia madre mi diede il nome Palmerino. Sono unico al mondo."
Per quel poco che ho vissuto finora ho pensato che un po' di fortuna sarebbe servita anche a me.
"La mamma è unica. Di mariti ne puoi aver 2, di figli 3 ma di mamma ce n'è sempre una."
Continuò poi nella descrizione dei piatti che la madre era solita preparargli con tanto amore.
Di fortuna quell'uomo ne ebbe durante la sua vita.
Mi raccontò come a 13 anni, studiando alle scuole alberghiere, fu mandato in un albergo di lusso al nord, dove una ricca signora inglese scelse proprio lui per farsi servire nonostante la sua poca esperienza.
Poi a Salsomaggiore fu difeso dai Savoia per un rimprovero del caposala; il ricordo delle 100 lire ricevute gli fecero illuminare gli occhi.
Mi raccontò di come aveva vinto un concorso per giornalisti scrivendo una frase che stupì tutti: "bisogna servire i clienti difficili non quelli facili."
Io ascoltavo con l'immaginazione in corsa, cercando di ricostruire la vita felice di quell'uomo. Perchè felice me la dipinse quel giorno, ma in fondo sono sicura che ogni giorno se la dipinga così.
Non sono molte le persone che hanno sul viso, ormai segnato dagli anni, quello sguardo di chi non ha rimpianti, di chi nella sua vita è orgoglioso delle esperienze vissute e nello stesso tempo è ancora pronto a tutto quello che ancora potrebbe accadere. E soprattutto saluta il mondo con un sorriso.
"Lei è bella perchè è semplice e io le porterò fortuna."
"Grazie Signor Palmerino. Buona giornata, è stato un piacere."

venerdì 7 marzo 2008

Omaggio ai maestri



Questi uomini non sono ricordati per eroiche imprese, nè per grandi ideali.
Sono ricordati perchè erano i migliori nel loro campo, persone in grado di comunicare conoscendo la natura umana e le sue dinamiche.
Mi hanno fatto innamorare di quello considerato, da ogni pubblivoro che si rispetti, il mestiere più bello del mondo.
La mia preferenza però rimane sempre per il grande William che dagli anni 60 ad oggi continua a fare scuola.

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martedì 4 marzo 2008

Monologo a tre

S: Ehy ragazzi stasera potremmo portarla sulla luna.. potremmo affittare una carrozza e i cavalli ci porterebbero fino al mare. Poi sotto le stelle cominceremmo a immaginare il nostro futuro e quando vedremmo una stella cadente io le direi che per una stella che muore c’è una stella che nasce e lei è quella stella. E poi e poi la potremmo portare a ballare e in mezzo alla pista la gente ci farebbe spazio e ci guarderebbe invidiosa. Ci baceremmo e resteremmo tutta la notte a ridere e parlare..

R: ahahahuahau ma falla finita ahahah.. la carrozza ahah.

S: Uffa ma quanto sei noioso, cerca di essere propositivo invece di prendermi solo in giro.

R: Allora, prima di tutto la luna scordatela e la carrozza la lascerei perdere perché non abbiamo un soldo. La spiaggia potrebbe andare, ma per farle bere quella storiella delle stelle dovremmo prima farla ubriacare parecchio.

S: Non sarebbe proprio come me lo immaginavo però potrei essere d’accordo. E la pista da ballo?? Dai dai almeno quella facciamola!!

C: A voi due manca qualche rotella. Apparte il fatto che una ragazza come lei non uscirebbe con noi neanche fossimo l’ultimo uomo rimasto sulla terra. E poi se per grazia divina questo dovesse accadere dove la portiamo?!? In mezzo alla sabbia, al freddo di febbraio o in uno squallido locale dove si balla tutti sudati e appiccicati?! Ce la porterebbero via in meno di un minuto!!

S: E invece no perché noi la difenderemmo fino a fare a botte col mondo intero per lei.

R: Ragazzi l’altra settimana abbiamo avuto l’influenza io ci andrei piano con questi goliardismi.

C: E poi col nostro fisico chi vogliamo picchiare? Un 13enne ci metterebbe in difficoltà.

S: Mamma mia quanto siete noiosi. Io mene vado a guardare le nuvole, chissà che non mi venga qualche idea per stasera.


Piccole riflessioni di Marco. Sognatore, realista e critico.

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