sabato 2 febbraio 2008

Piccola saggia principessa Sioux

Questa è la storia di Martina.
Tutti i pomeriggi, puntuale come un orologio, la sento scorazzare in giardino con la sua bicicletta dal rumorosissimo campanello e dalle rotelle sbattenti. I giorni in cui sto a casa e la sento, mi affaccio sempre.
Le fantasie di una bambina meritano di essere ammirate di nascosto perché non si compromettano.

Uno di quei giorni, verso giugno mi pare, sentendola giocare mi affacciai e mi sistemai sulla sdraio in balcone per godermi questo spettacolino della fantasia. Sapevo che sarebbe cresciuta in fretta e di queste occasioni ce ne sarebbero state sempre di meno.
Martina stava giocando in un pezzo di cortile nel quale riuscivo a vederla bene, con il parcheggio condominiale, un vasto prato, un albero ormai ventennale e un cespuglio di rose fiorite.

Era sola in cortile, lo è spesso; purtroppo nel palazzo non ci sono bambini della sua età e lei è figlia unica. Sembra che la cosa però non la rattristi, anzi scende sempre col sorriso di chi affronta la vita come se partisse per disneyworld.
Il suo gioco preferito è dare il tormento al povero gatto condominiale, che prima di ogni dormita controlla sempre che la sua aguzzina non sia nei paraggi.

Il giorno in questione, si nascondeva furtiva dietro le macchine. Scattava velocemente da un’Opel corsa ad una Panda meglio di qualsiasi 007.
Era buffa con quello sguardo vigile e guardingo, sembrava una piccola agente segreta.
Dai suoi movimenti e dai suoi sguardi capii che stava girando intorno al cespuglio di rose; lo accerchiava, lo scrutava, come se in esso fosse nascosto un gravissimo pericolo.
Capii inoltre che non si trattava di un’agente segreta ma di una principessa indiana, perché tra i capelli teneva dritta una foglia e ogni tanto lanciava urletti con la mano davanti la bocca, come solo i veri indiani d’America insegnano.
I suoi agili scatti si accompagnavano a piccole arrampicate, qualche capriola e mosse conosciute solo alla tribù sioux.
Continuava però a tenere lo sguardo fisso sul cespuglio e a girargli intorno.
Mi incuriosì molto il suo gioco, avrei voluto scendere ed unirmi a lei nell’appostamento per partecipare anche io alla battuta di caccia della sua fantasia.

Martina è sempre stata una bambina educata e rispettosa, per questo motivo mi meravogliai quando la vidi prendere delle pietre e cominciare a tirarle verso il cespuglio fiorito.
Ogni colpo era sempre più violento e carico di una rabbia che mi spaventò perché intrusa in quello che fino a poco prima era un semplice gioco.
Dopo averne tirate una ventina, Martina si fermò. Con cautela allungò il suo musetto di bimba verso il cespuglio e dopo pochi secondi si lanciò nella più movimentata e chiassosa danza della pioggia a cui abbia mai assistito (veramente anche la prima).

Mentre la guardavo trottare intorno al cespuglio e urlare felice mi accorsi di lei.
Con paura e stupore vidi il nemico che Martina aveva destinato a giusta morte lapidaria: una vipera.

Al pensiero di quell’episodio ogni volta mi scorre un brivido lungo la schiena.
L’ingenuità di una bambina, la pericolosità di un simile animale, il caso che li ha uniti in un gioco da cortile e la fantasia che ha suggerito il miglior finale per questa coraggiosa impresa di caccia indiana.
Al brivido però accompagno ogni volta la frase

“Brava, piccola saggia principessa sioux".

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